Accoglienza. Una parola costitutiva

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Redazione I Martedì

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Dire “accoglienza” significa recitare la Magna Charta dell’Antico e del Nuovo Testamento. Parola semplice, a volte difficile da pronunciare.

Quando ho proposto una riflessione sulla parola “accoglienza” credevo di avere abbastanza chiare le diverse questioni che la parola suscita, soprattutto nell’ambito dell’odierno contesto sociale. Tuttavia, quando mi sono chiesto “cos’è l’accoglienza?”, ho capito quanto la domanda fosse in primo luogo utile per me: mi sono, infatti, trovato immediatamente in difficoltà nel cercare di chiarire a me stesso il suo significato.

L’indagine sul significato di una parola può essere condotta da molti punti di vista: etimologico, storico, filosofico… In questo caso penso che un aiuto tutt’altro che trascurabile possa venire dalla riflessione squisitamente teologica. Infatti, la teologia è scienza della fede che scaturisce dalla parola di Dio, e questa parola intrattiene un rapporto intimo con il nostro tema, tanto che si può dire, senza paura di esagerare, che l’intera storia della salvezza sia una storia di accoglienza. Ma andiamo con ordine.

Da un punto di vista sociale l’ampio dibattito creatosi intorno al tema ha avuto luogo, ultimamente, come reazione al massiccio fenomeno migratorio che ha investito l’Europa. A questo proposito bisogna sottolineare come una rimessione sul tema dell’accoglienza implichi sempre una riflessione anche su un’altra parola ad essa legata: “ospite”. In questo spazio non ce ne occuperemo, ma è utile ricordare come nell’antica Roma, ad esempio, l’ospite fosse colui che, poiché accolto, riceveva immediatamente gli stessi diritti di un cittadino romano.

Senza entrare dettagliatamente nel merito del-nel mondo. In effetti il pontefice ha richiamato il popolo di Dio all’esigenza dell’accoglienza fin dall’inizio del suo pontificato.

In un’omelia del 25 agosto 2013 a Santa Marta, egli ha dichiarato che i cristiani non devono mai trovare le porte delle chiese sbarrate come se queste fossero uffici dove presentare documenti e carte per accedere alla grazia di Dio. Ancora, nell’intervista rilascia a Antonio Spadaro per Civiltà Cattolica, il 29 agosto 2013, Francesco suggeriva l’immagine di una “chiesa ospedale da campo”, capace cioè di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, di farsi vicina e in primo luogo agli ultimi. In sostanza, quando parla di accoglienza cristiana il papa sottolinea che l’elemento originario perché essa possa realizzarsi è l’accoglienza fra i cristiani stessi. Questo aspetto è importante perché costituisce un punto fondamentale per capire cosa sia l’accoglienza. Se, infatti, i cristiani non si accolgono prima tra loro, come potranno esercitare l’accoglienza verso gli altri.

Si può dire, senza paura di esagerare, che l’intera storia della salvezza sia una storia di accoglienza.

[…] Leggi l’articolo completo nel numero 332 “Alcune parole”

Andrea Franzoni

 

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