Homo ecologicus
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La tutela dell’ambiente a partire dalle varie convezioni fa parte ormai integrante dell’agenda della politica più sensibile: l’eco-distretto o l’eco-città le vie da percorrere.
La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. […]L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune.
Papa Francesco – Laudato si’
Una brevissima storia
Homo Ecologicus – Tra il XVIII e il XIX secolo, con l’affermarsi della rivoluzione industriale, si è assistito ad una accelerazione sempre più rapida dei fenomeni associati allo sviluppo: lo sfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento dell’ambiente e degli ecosistemi e la crescita delle città. Ma è nel XX secolo, il secolo della globalizzazione, che la pressione dello sviluppo umano sull’ambiente inizia a mostrare tutti i suoi aspetti problematici.
In Italia, fino a metà degli anni Cinquanta si guarda ancora allo sviluppo economico e industriale come ad una straordinaria occasione d’uscita dai secolari vincoli sociali e dalla miseria.
Con la “frana” di Agrigento del 1966, figlia diretta della speculazione edilizia, ci si accorge per la prima volta delle conseguenze di una crescita incontrollata avvicinando l’opinione pubblica alle prime voci del mondo ambientalista.
Nel novembre del 1970 Papa Paolo vi richiamava il genere umano a «dominare il suo stesso dominio» sulla natura. Alla critica sociale contenuta nell’enciclica Populorum progressio, si aggiungeva la denuncia di una nuova contraddizione dello sviluppo economico: i problemi ecologici. Il collegamento fra la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sociale viene esplorato e portato a fondo nella lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, pubblicata nel 2015. Laudato si’ è la prima enciclica interamente dedicata ai temi dell’ambiente. È un testo che colpisce per la sua radicalità, ma anche perché affronta argomenti molto complessi come la relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta e la convinzione che tutto nel mondo sia intimamente connesso: il testo è caratterizzato dal costante e sistematico collegamento fra la crisi ambientale e quella sociale, rimandando ai valori che sono alla base della vita sociale e a un paradigma di giustizia che richiama una triplice responsabilità verso i poveri, la natura e le future generazioni.
A fondamento della Laudato si’ vi è una critica all’attuale modello di sviluppo per i suoi evidenti impatti negativi sulla vita delle persone e sulla natura. In questa prospettiva la sfida posta dal Papa è di ridefinire l’idea stessa di progresso, che è tale solo se migliora in modo integrale la qualità della vita delle persone e delle comunità e lascia in eredità alle future generazioni un ambiente migliore. L’istanza di ridefinire il progresso scaturisce dall’ascolto «tanto dal grido della terra quanto dal grido dei poveri» (49).
Serve allora un approccio che l’enciclica chiama “ecologia integrale” che insieme alla migliore conoscenza della natura, dei suoi processi si occupi delle interrelazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali. Anche perché, come ribadisce Papa Francesco, «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale […] le soluzioni richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (139).
Cambiamenti climatici, consumo di suolo e agricoltura sostenibile
La questione ambientale è oggi legata a doppio filo alle politiche per contrastare i cambiamenti climatici, politiche che riguardano tutto il pianeta. Le emissioni di co2 prodotte dall’uso intenso dei combustibili fossili hanno modificato il delicato equilibrio termico dell’atmosfera terrestre.
Nel 1992 le delegazioni di 154 Paesi si riuniscono a Rio de Janeiro per redigere ed approvare la Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Da quell’anno le delegazioni si incontrano annualmente nella Conferenza delle Parti (cop). Nel corso della terza cop, tenutasi a Kyoto nel 1997, fu adottato il protocollo che prevedeva riduzioni legalmente vincolanti delle emissioni di gas serra.
Per la prima volta tutti gli stati, Usa e Australia esclusi, assumevano impegni concreti. Bisogna però arrivare al 2015 per vedere, nell’ambito della cop 21 svoltasi a Parigi, l’adozione di un accordo specifico. Gli impegni indicati nell’accordo, raggiunto con grande fatica, prevedono la riduzione di emissioni di gas serra, con un obiettivo complessivo del -40% rispetto ai livelli del 1990. L’accordo, in sintesi, punta a bloccare l’innalzamento della temperatura ben al di sotto dei 2°C rispetto all’era preindustriale. L’accordo in sé è legalmente vincolante, ma non lo è il suo sviluppo pratico. Si tratta, quindi, di un importante passo avanti in un percorso ancora in gran parte da compiere.
Fra gli impatti prodotti dai cambiamenti climatici vi sono quelli sull’agricoltura, settore che può, in una certa misura, contribuire alle politiche ambientali attraverso l’uso di pratiche sostenibili, partendo dai risultati già raggiunti dalle imprese che operano nel settore della sostenibilità ambientale e dall’esperienza della
produzione integrata.
Giovanni Fini
[…] Leggi l’articolo completo nel numero 341 “credere nel progresso sociale”
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