LA BUONA IMPRESA: GIAMPAOLO DALLARA

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Redazione I Martedì

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Pochi giorni fa, il 28 aprile 2023, mi sono imbattuto, assieme ai miei figli, nella visione di un interessantissimo film trasmesso da una televisione a pagamento, che raccontava la storia di Ferruccio Lamborghini (nato proprio il 28 aprile, 107 anni prima, ndr). Oltre a rimanere affascinato dall’ambientazione, nelle campagne emiliane tra Bologna, Ferrara e Modena nell’immediato dopoguerra, in un periodo ricco di sogni che stava anticipando l’imminente boom economico, la mia attenzione è stata rapita dai contenuti raccontati, a me piacevolmente affini se riferiti al mio ruolo di docente di design del veicolo all’Università di Bologna e come nipote del noto imprenditore di quel periodo nel settore dei trattori, centese come Lamborghini, il commendatore Orazio Pezzetti.
Nel descrivere la grande ascesa del rivale di Enzo Ferrari, il film evidenzia un passaggio chiave, fondamentale per l’intera storia, non solo legata all’epopea della casa del Toro, ma, più in generale, della storia della Motor Valley: il momento in cui Lamborghini raduna a sé i migliori ingegneri in circolazione per progettare la sua prima vettura sportiva, la 350 GT, sfidando la Casa del Cavallino.
Ebbene, tra questi ingegneri, oltre a Giotto Bizzarrini (ex motorista Ferrari), Franco Scaglione (ex Bertone e Alfa Romeo) e Paolo Stanzani (già assistente del Prof. Evangelisti dell’Alma Mater, e successivamente mio correlatore di tesi di laurea, ndr), spiccava il nome di Giampaolo Dallara, anch’egli già affermato, dal passato prestigioso, avendo lavorato precedentemente sia in Ferrari che in Maserati. Dallara, in quell’anno (1963, ndr) aveva solo 27 anni, e probabilmente già intuiva che da quella riunione, da quel progetto stava per scaturire la storica rivalità tra il marchio di Maranello e quello di Sant’Agata Bolognese, fuoco che avrebbe alimentato sempre di più la fama e la passione legate all’industria emiliano-romagnola, generando il mito della Motor Valley emiliana.

Giampaolo Dallara ne sarebbe stato un assoluto protagonista, dagli albori fino ad oggi.
Egli, infatti, da molti anni è una celebrità in Italia e nel mondo, in quanto non si contano i successi delle automobili da corsa che escono dalla sua azienda, tra i quali, ben 23 vittorie alla 500 Miglia di Indianapolis, un primato assoluto e gli importanti incarichi ricevuti dalle più prestigiose Case del mondo per la progettazione e lo sviluppo di vetture ad alto tasso di tecnologia e di prestazioni.
Il successo di Dallara parte da lontano, come detto sopra, in quanto già nel 1959 l’ingegnere lavora per Ferrari, poi per Maserati e, quindi, nel 1963 per Lamborghini, realizzando poco dopo quella che per molti esperti del settore viene considerata l’auto più bella della storia, la “Miura”.
Dopo le collaborazioni con De Tomaso e le prime esperienze in Formula 1, nel 1972 Dallara fonda la sua azienda, la Dallara Automobili nell’amato paese nativo, Varano de’ Melegari, località che in quegli anni contava circa 2000 abitanti, diminuiti del 30% dopo gli anni Trenta, a causa della misera economia locale che aveva spinto la popolazione ad emigrare per cercare lavoro all’estero.
Così aveva fatto anche il nonno di Giampaolo Dallara, che si era imbarcato per gli USA, diventando minatore a Pittsburgh. Partito per sopravvivere, il nonno tornò a Varano circa 10 anni dopo, capace di mantenere, con le risorse acquisite, una famiglia con 7 figli.
La nemesi storica ha visto successivamente il nipote, dopo un secolo, tornare alla conquista dell’America, sbaragliando da protagonista la concorrenza nella costruzione delle vetture da competizione e inaugurando una nuova sede nel 2012 a pochi passi dal circuito di Indianapolis, teatro di una delle tre corse più importanti del mondo.
Le grandi capacità imprenditoriali ed umane dell’ingegner Dallara hanno contribuito a cambiare radicalmente il suo territorio di origine, la bassa Val di Ceno, che, al contrario di tanti altri paesi della fascia preappenninica, si è ripopolato, raggiungendo circa 2700 abitanti.
Da classico paese “di strada”, senza una piazza, basato su economia prettamente agricola, è diventato la culla di un nuovo distretto industriale, dove sono nate e cresciute, in orbita Dallara Automobili, altre aziende fornitrici di tecnologia e componenti meccanici per l’automotive, che prima venivano rincorse dal fondatore nei territori di Parma, Reggio Emilia e Modena.
La crescita di Dallara Automobili, insomma, ha stimolato il tessuto produttivo locale, già di stampo artigiano, che già risiedeva nella valle, costituito da gente semplice ed operosa, alla quale non mancava una notevole voglia di impegnarsi nel lavoro e guardare al futuro con sano ottimismo.
Nel 2012 i fornitori locali erano 17, poi nel 2018 sono cresciuti a 28, per un valore economico passato da 3,2 a 5,6 milioni di euro. Dagli anni Novanta in poi, benessere e industria sono cresciuti di pari passo nella Val di Ceno riportando un valore aggiunto del 41% rispetto a quello di 31% della provincia di Parma, come testimoniato dai rapporti di Unioncamere dell’Emilia Romagna.
Si può dunque affermare che il modello industriale di Dallara rispecchi il “modello industriale Italia”, tipico di altri grandi come Adriano Olivetti, Enrico Mattei, Luisa Spagnoli, basato cioè sulla filosofia lavorativa del fondatore, sullo studio rigoroso, ma anche su concetti ben più pratici ed elementari: semplicità, buon senso, coraggio e innato senso dell’innovazione, oltre al forte coinvolgimento umano, condiviso con ciascuno dei suoi dipendenti.
A testimonianza di ciò, Giampaolo Dallara ha creato la Dallara Academy che ospita una serie di laboratori didattici per gli studenti delle scuole medie e superiori ed è la sede del 2° Anno del Corso di Laurea Magistrale in “Racing Car Design” della Motorvehicle University of Emilia-Romagna (MUNER), da dove usciranno gli ingegneri per la Dallara del futuro.
Tutto ciò, a dimostrazione del fatto che il continuo allargamento dell’azienda non ha cambiato la mentalità di chi opera in Dallara, che nel tempo è stata strutturata in varie factory e frazionata in vari fabbricati a Varano e a Stradella di Collecchio; proprio qui è attivo il settore specializzato nella lavorazione dei compositi, tra i più avanzati al mondo.
Grazie a questa impostazione e al ponderare corrette strategie, poi dimostratesi vincenti nel tempo, Dallara è riuscito a far sì che i suoi dipendenti siano passati da un centinaio di dodici anni fa ai 700 di oggi, anche grazie all’importante contributo dell’attuale amministratore delegato Andrea Pontremoli, anch’egli originario della Val di Ceno e con una lunga esperienza in IBM Italia, laddove aveva raggiunto il ruolo di vice-presidente.
Memore della fiducia che i suoi mentori, Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini, gli avevano dato quando era poco più che venticinquenne, anche Giampaolo Dallara è sempre stato propenso ad incentivare e stimolare i giovani ingegneri; tant’è che è capitato spesso, come affermato dai suoi collaboratori, che, davanti a delle proposte che non lo convincessero, egli sia sempre stato solito affermare: «Va bene, io non sono convinto, ma vai pure avanti, uno di noi due imparerà qualcosa…» e poi ancora: «…bisogna tenere lente le redini, per non bloccare la creatività dei giovani, considerando che il nostro mestiere, oltre che sui numeri, è basato sulla fantasia!».
Altrimenti, come sarebbe potuta nascere la Miura?

Leonardo Frizziero
Docente di Vehicle Virtual Design
@Alma Mater Studiorum Università di Bologna
@ Muner – Motorvehicle University of Emilia-Romagna

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